sabato 16 agosto 2008

L'altalena

Era il 16 dicembre del 1966, lavoravo come operaio addetto alla manutenzione presso una strada statale, e di tanto in tanto mi recavo in un paesino adiacente alla casa cantoniera datami come alloggio di servizio. Mi capitava d' incontrare spesso Giovanni, un vecchietto di circa 85 anni, con il quale avevo fatto amicizia, mentre eravamo seduti in una panchina della via principale del paese, intenti a parlare da un negozio usciva una signora vestita di nero con il volto triste, e lo sguardo basso, chiesi a Giovanni "conosci quella donna?" "si" egli rispose, chiesi "come mai è così triste sta male?" Giovanni disse, "si, sta male perchè quattro anni fa morì la figlia annegata in un deposito per l'acqua". A qualle parole rimasi turbato e cambiai discorso. Qualche anno dopo, mentre stavo uscendo di casa per andare a lavorare, tirai su le tapparelle spalancai la finestra della camera da letto che si affacciava nel giardino di un bar ristorante, e vidi una bambina di circa otto nove anni capelli lunghi lisci e scuri che rideva e si dondolava sull' altalena, rimasi colpito e dissi a me stesso, ma che genitori impridenti ha, la fanno andare in giro solo con quel vestitino e siamo in pieno inverno. Scesi nel parcheggio della mia auto, mi girai nuovamente in direzione del giardino, e notai che la bimba non c'era più. Lavorai tutta la mattina nella nebbia e con il freddo che mi paralizzava le dita arrivata l'ora di pranzo andai a casa pranzai e poi scesi al bar ristorante adiacente alla mia casa, chiesi alla titolare del locale " questa mattina prima di uscire ho aperto le finestre di casa, ho notato una bambina che giocava sull' altalena con addosso solo un vestitino a fiori" sentite le mie parole la signora sgranò gli occhi e mi guardò fisso per alcuni istanti, mi disse balbettando "sei sicuro? "si" risposi, ed iniziai a descriverla, quando mi accorsi che la donna aveva le lacrime agli occhi e mi disse "sai, quì attorno prima del paese ci sono solo tre case, un è la casa dove abiti tu, il mio bar, e la casa colonica dove un tempo abitavano dei contadini che nel periodo estivo adibivano uno dei loro magazzini per i mezzi del servizio antincendio, i quali avevano il compito di riempire un vascone per rifornire le autopompe d' acqua, fu proprio in quel vascone che la figlia di un contadino cadde a annegò." Da quel momento in poi non riuscii più ad entrare a casa mia, salutai il mio amico Giovanni senza però rivelare quanto mi era successo, chiesi a mio fratello di prendere le mie cose ed andai via, andai a vivere in un paese vicino, e tutte le volte che passavo da quelle parti per motivi di lavoro evitavo di far cadere lo sguardo in quel giardino.
Sergio da Sassari

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