giovedì 14 agosto 2008

PANAS

Abito in un piccolo paesino della Sardegna dove fin da piccolo ho sempre sentito raccontare storie di tutti i generi, naturalmente la maggior parte erano leggende tramandate di generazione in generazione si parlava di fate e anime che vagavano senza pace per le campagne. Una delle storie che più mi ha incuriosito è qualla delle "PANAS"Si narra che quando una donna moriva di parto diventava "Pana o lavandaia" e tornava temporaneamente fra i mortali con le stesse sembianze che aveva da viva.
La maledizione, inflitta dalla Morte stessa in quanto il decesso era
avvenuto in un momento particolare della loro esistenza considerato "impuro", consisteva nel lavare i panni del parto macchiati di sangue e le fasce della loro creatura, per un tempo che variava dai due ai sette anni. Le Panas potevano essere scorte lungo i ruscelli posti ai crocevia, fra l'una e le tre del mattino, mentre lavavano e cantavano una tristissima ninna-nanna. La condanna implicava l'assoluto divieto di parlare o di interrompere il lavoro, se questo accadeva, esse dovevano ricominciare daccapo il tempo della penitenza. Se venivano disturbate da qualcuno mentre erano intente a lavare, le Panas si vendicavano spruzzandogli addosso acqua, che però bruciava come fuoco. Per questo motivo le donne sarde non andavano mai a lavare i loro panni durante la notte e spesso le macchie sul viso, soprattutto di giovani donne, venivano spiegate come una vendetta delle Panas disturbate. Affinché la puerpera morta non diventasse lavandaia notturna, si usava metterle nella bara un ago con il filo senza nodo, un pezzo di tela, un paio di forbici, un pettine ed un ciuffo di capelli del marito.
Ciò affinche la defunta rimanesse occupata a cucire il corredo per il bambino e tralasciasse così di andare a lavare al fiume.
Si dice anche che tali oggetti servissero per dare alla defunta una scusa legittima da rispondere alle altre Panas, che la inviteranno a recarsi al fiume per lavare le fasce del lattante.
Le Panas le diranno:
"Comà, a benides?" (venite adesso?)
Ed essa risponderà:
"No no,chi so cosende (No sto cucendo) no chi so ispizzende a maridu meu." (no sto pettinando mio marito)


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